Se sei alla ricerca di un angolo di Napoli che sussurri storie di viaggiatori, scienziati e avventurieri d’altri tempi, preparati a scoprire il Cimitero Acattolico di Santa Maria della Fede, meglio noto come il Cimitero degli Inglesi

Questo luogo, che per decenni ha custodito le memorie della comunità straniera partenopea del XIX secolo, è tornato a risplendere come “Giardino Storico”, riaperto al pubblico dopo vent’anni di chiusura. 

Non immaginare un luogo lugubre, ma un polmone verde monumentale dove la storia e l’arte si fondono in un’atmosfera suggestiva e malinconica, lontana dal clamore della città. 

Fu realizzato nel 1826 su forte impulso del console inglese Sir Henry Lushington, per dare degna sepoltura alla numerosa comunità britannica e, in generale, a tutti i protestanti che all’epoca risiedevano nella città partenopea, attratti dal fascino del Grand Tour

Il suo ripristino non è solo un atto di recupero urbano, ma la restituzione di una pagina storica fondamentale, che celebra l’integrazione di culture e fedi diverse a Napoli. 

Oggi, varcando il nuovo ingresso in Via Biagio Miraglia, si accede a un mondo dove l’eleganza neoclassica e i simboli esoterici si incontrano tra alberi pregiati e vialetti curati.

Cimitero degli Inglesi: storia

Per comprendere l’anima del Cimitero degli Inglesi, dobbiamo fare un salto nel XIX secolo, quando Napoli era una meta irrinunciabile per artisti, poeti, studiosi, banchieri e industriali provenienti da tutta Europa.

La comunità protestante era cospicua e in aumento tra il XVIII e il XIX secolo, sebbene i loro culti non fossero riconosciuti né dalle leggi borboniche né dalla Chiesa del Regno, il che rendeva obbligatoria la separazione delle sepolture da quelle cattoliche e la loro ubicazione lontano dal centro abitato. 

La storia di questo cimitero è, infatti, una storia di esclusione che si trasforma in un baluardo culturale

Dopo che il primo sepolcreto acattolico presso San Carlo all’Arena divenne insufficiente, nel 1825 si rese necessaria la ricerca di una nuova area. 

Sir Henry Lushington, il Console Britannico, individuò il giardino della Chiesa di Santa Maria della Fede, un’area all’epoca marginale e degradata, posta agli estremi del Borgo Sant’Antonio Abate, un luogo scelto non per la sua bellezza ma per la riluttanza del governo ad ospitare sepolture non cattoliche. 

Nonostante le difficoltà e le controversie legali, l’11 agosto 1826 venne ufficialmente stabilito, tramite regio decreto, che il giardino fosse adibito a cimitero per inglesi e protestanti non anglicani.

Il sepolcreto, di circa diecimila metri quadrati, fu subito recintato con un alto muro per scongiurare profanazioni. I cronisti dell’epoca, come Gaetano Nobile nel 1855, lo descrivevano con ammirazione per la sua “bella simmetria delle tombe” e l’ordine impeccabile, un contrasto stridente con l’ambiente circostante. 

In piena sintonia con i precetti anglosassoni, assunse l’aspetto di un giardino romantico e idilliaco, un paesaggio dove passeggiare, riflettere e pregare tra alberi e arbusti. 

Sebbene l’amministrazione fosse affidata alle autorità britanniche, il luogo accolse protestanti di diverse nazionalità, lasciando un’eredità artistica unica.

La trasformazione del Cimitero Acattolico di Napoli

Il destino del cimitero cambiò radicalmente a fine secolo. L’area, inizialmente fuori dalle mura urbane, fu inglobata dal grande sviluppo urbanistico legato al Risanamento di Napoli, iniziato in seguito alla grave epidemia di colera del 1884. 

Il cimitero si ritrovò circondato e chiuso dagli alti fronti continui del nuovo quartiere operaio. Impossibilitato ad espandersi ulteriormente, venne definitivamente chiuso nel 1893 e le sepolture vennero trasferite nel nuovo Cimitero degli Inglesi alla Doganella

Iniziò così un lungo e triste periodo di decadenza, dove l’area divenne deposito di rifiuti, bivacco e dormitorio. Le tombe furono oggetto di atti vandalici e furti che le deturparono irrimediabilmente.

Finalmente, nel 1980, ciò che restava del sepolcreto acattolico venne ceduto dal governo britannico al Comune di Napoli, con il vincolo di preservarne la memoria storica

Iniziò una fase di risanamento volta alla trasformazione in parco pubblico: i resti umani furono trasferiti alla Doganella, e gli ottomila metri quadrati rimanenti furono ripuliti dalla vegetazione. 

I monumenti funebri più significativi, rilevanti per valore artistico, furono lasciati ad ornare il nuovo giardino, liberati da arbusti e curati, fungendo da testimonianza del suo illustre passato. 

L’accesso al parco, ora giardino pubblico, non avviene più dal cancello principale sulla piazza, ma da un nuovo ingresso in Via Biagio Miraglia.

Sulle tracce del Grand Tour

Passeggiare oggi per il Giardino Storico Santa Maria della Fede è come sfogliare un catalogo di personaggi che hanno plasmato la cultura e l’economia del Regno di Napoli. 

Dei numerosi mausolei originari, solo nove sono stati mantenuti nel giardino per onorare la memoria di queste personalità. 

Troviamo la statua di Mary Somerville (deceduta nel 1872), la matematica scozzese di fama internazionale e prima donna astronomo della storia, raffigurata seduta in atteggiamento austero e regale nell’opera realizzata da Francesco Jerace nel 1876. 

Questa figura, definita la “regina della scienza del diciannovesimo secolo”, sfidò i pregiudizi del tempo, entrando nelle principali accademie europee. 

Un altro monumento imponente è l’elegante sarcofago di Oscar Meuricoffre, console generale svizzero, ricco banchiere, imprenditore e armatore, realizzato anch’esso da Francesco Jerace. 

Il sarcofago è riccamente decorato con scene tratte dal Vangelo di Giovanni che raccontano la resurrezione di Lazzaro.

Tra le altre figure illustri ricordate (o i cui monumenti furono presenti), ricordiamo il pittore olandese Anton Sminck van Pitloo, protagonista della celebre scuola di Posillipo, e il botanico tedesco Friedrich Dehnhardt, direttore del Real Orto Botanico di Napoli, noto per aver curato i giardini della Villa Floridiana e della Reggia di Capodimonte

L’archeologo e viaggiatore inglese William Gell, amico di Keppel Richard Craven (viaggiatore e scrittore inglese), è un altro nome legato al fascino del Grand Tour. 

Ultimo, ma non meno importante, non possiamo dimenticare David Vonwiller, industriale tessile svizzero e fondatore di una delle prime filande del Sud Italia, ricordato da un monumento funebre in stile neoclassico a forma di cubo, e la famiglia Freitag, industriali svizzeri nel settore tessile a Scafati.

Simboli misteriosi e architetture senza tempo

Ciò che rende la visita al Cimitero Acattolico di Napoli un’esperienza autentica e suggestiva è l’eclettismo delle architetture funerarie rimaste, un vero e proprio crocevia di stili che riflettono l’internazionalità dei defunti. 

L’area, pur essendo stata trasformata in giardino, conserva dettagli che stimolano la curiosità e l’immaginazione, come l’alto obelisco centrale di matrice egizia, dedicato alla famiglia Bateman-Dashwood

Poco lontano, una cappellina funeraria in stile neogotico aggiunge un tocco di romanticismo oscuro. Tuttavia, l’opera più emozionante è probabilmente il monumento neoclassico della famiglia Freitag. È un superbo esempio di neoclassicismo funerario, raffigurante un angelo canoviano (debitori agli angeli del sepolcro Stuart in San Pietro) immortalato nell’atto drammatico di socchiudere o varcare la porta del Paradiso. 

Nonostante i segni del tempo, l’angelo conserva un fascino spettrale ma al contempo affascinante. Il neoclassicismo qui non evoca paura, ma favorisce il ricordo e la celebrazione del valore sociale dei defunti, riflettendo una visione greco-romana di serenità nell’aldilà. 

Anche la cappella dedicata a Felice Zerman, console generale svizzero, con il suo portale a sesto acuto e colonne gotiche, è un chiaro esempio di architettura eclettica.

Oggi, il Giardino Storico è un invito a rallentare e a connettersi con una storia di Napoli meno conosciuta, ma incredibilmente ricca. 

Vivere l’esperienza del Cimitero Acattolico di Napoli significa camminare tra i vialetti rifatti, liberati da anni di degrado, e osservare i nove monumenti funerari che hanno resistito al tempo. 

È un’esperienza che unisce il piacere della scoperta storica all’apprezzamento per il verde cittadino. 

Informazioni pratiche e soggiorno da Napoliving!

Per raggiungere questo luogo suggestivo e autentico, dovrai dirigerti verso il quartiere San Lorenzo, nell’antico Borgo Sant’Antonio Abate

L’accesso al giardino pubblico, che una volta era sulla piazza, si trova oggi in Via Biagio Miraglia. L’area si trova tra Via Arenaccia e Corso Garibaldi

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