Napoli custodisce segreti che vanno ben oltre le vie più battute. Uno di questi è il Complesso Monumentale e il Museo San Giuseppe dei Nudi, un luogo dove l’arte, la storia e l’antica tradizione della solidarietà si fondono in un’atmosfera profondamente umana.
La sua esistenza si basa su un principio evangelico potente: “vestire gli ignudi vergognosi”. La Fondazione Real Monte e Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi nasce formalmente nel 2005, ma trae le sue radici dallo Statuto fondativo del 1740, allo scopo di promuovere l’assistenza e la solidarietà verso le fasce più povere.
Non si tratta di semplice elemosina, ma di un gesto che, ieri come oggi, mira a restituire la “dignità” a coloro che erano troppo indigenti per mendicare pubblicamente.
Il Museo, quindi, non è solo un contenitore di opere, ma il racconto tangibile di questa missione.
Dal 2015, la Fondazione ha intrapreso un ambizioso progetto di musealizzazione e racconto storico per diffondere la ricchezza culturale e antropologica del suo vasto patrimonio, materiale e immateriale, perseguendo la via della bellezza.
Di cosa parliamo in questo articolo
- L’anima della carità napoletana
- Real Monte e Arciconfraternita di San Giuseppe dei Nudi: origini
- La “Mazzarella” di San Giuseppe: reliquia, leggende e il celebre detto
- I ritratti storici del Museo San Giuseppe dei Nudi
- L’organo e il tesoro nascosto dell’Archivio Musicale
- Il giardino del Museo San Giuseppe dei Nudi
- Informazioni utili per un soggiorno perfetto
L’anima della carità napoletana
Se cerchi esperienze lontane dalle solite rotte turistiche, il Complesso Monumentale di San Giuseppe dei Nudi sa offrirti uno sguardo privilegiato sul cuore generoso del popolo napoletano, alimentato dalla proliferazione di istituti pii fin dal Cinquecento, che suppliva ai limitati interventi governativi per la popolazione in difficoltà.
Visitare questo luogo significa percorrere una storia che ha unito l’azione privata di nobili alla forte spinta caritatevole degli ordini religiosi.
La Fondazione amministra al meglio i suoi beni storico-artistici, tra cui la chiesa, la sagrestia, l’oratorio e l’archivio, testimonianze di quasi tre secoli di impegno.
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Real Monte e Arciconfraternita di San Giuseppe dei Nudi: origini
La nascita di questo ente filantropico è intrisa di un aneddoto suggestivo, avvenuto in un giorno di pioggia nel 1734.
Tre giovani nobili napoletani—il conte Francesco Cerio, don Domenico Orsini e Don Nicola Antonio Carafa—mentre si trovavano nel chiostro dei Carmelitani Scalzi (oggi vicino al Museo Archeologico Nazionale di Napoli) decisero di devolvere in beneficenza la somma destinata alla caccia e di vestire un mendicante.
Fu in quel momento, secondo la storia ufficiale, che ai tre uomini sovvenne contemporaneamente il motto biblico “Nudus eram et cooperuistis me” (Ero nudo e mi avete coperto), che divenne poi il fulcro della loro missione.
Questo entusiasmo per la carità verso i “vergognosi” – coloro costretti a nascondere la loro povertà – portò alla fondazione del sodalizio laicale il 6 gennaio 1740.
L’opera benefica ottenne rapidamente l’appoggio delle più alte sfere del potere.
Re Carlo III di Borbone ne approvò lo Statuto con un decreto del 3 luglio 1740, conferendo il titolo di Real Monte e dichiarandosi primo fondatore e confratello perpetuo.
Anche suo figlio, Ferdinando IV, partecipò attivamente con offerte e favori personali, cementando il crisma della regalità sull’Opera Pia.
L’avallo regio fu seguito dal beneplacito papale: il 15 ottobre 1745, Papa Benedetto XIV concesse il titolo di Arciconfraternita, assicurando l’appoggio perpetuo della Chiesa alle loro attività.
Questo duplice riconoscimento diede un impulso straordinario alla Congregazione, tanto che per gli uomini dell’alta società dell’epoca, entrare a far parte dell’Opera Pia era considerato un grande privilegio.
La “Mazzarella” di San Giuseppe: reliquia, leggende e il celebre detto
Al centro delle collezioni del Museo c’è un oggetto di culto antico e affascinante: la reliquia del bastone in legno fiorito di San Giuseppe.
Questo bastone, che si ritiene fosse esposto già nel XIII secolo in un convento inglese e che arrivò a Napoli nel 1712, poiché fu donato al celebre cantante lirico Giuseppe Grimaldi, detto Nicolino.
Fin dalla sua esposizione pubblica nel 1714, la reliquia divenne oggetto di una devozione così intensa che attirava folle considerevoli, inclusi i membri della famiglia del Viceré.
La venerazione, però, era spesso troppo entusiasta: i fedeli si accalcavano per toccare e baciare il bastone, staccandone frammenti per portarli a casa come minuscole reliquie.
Per proteggere la sacra reliquia, Nicolino fu costretto a mettere un maggiordomo a vegliarla. Le sollecitazioni del custode divennero un ammonimento popolare: “Non sfruculiare la mazzarella di san Giuseppe”.
Ed ecco che un semplice monito è diventato uno dei più celebri detti napoletani, che oggi significa “non mettere alla prova la pazienza altrui” o “non infastidire qualcuno”.
Questo è l’esempio perfetto di come sacro e profano, storia e folklore, si intreccino a Napoli.
Il bastone fu trasferito definitivamente presso la chiesa di San Giuseppe dei Nudi nel 1795, e ancora oggi, il busto di San Giuseppe che lo ospita il 19 marzo e il giorno di Natale mostra i “graffi” procurati dalle mani dei fedeli adoranti.
Per ammirare questa reliquia, simbolo di fede e di un modo di dire intramontabile, sono disponibili visite guidate su richiesta per gruppi, contattando gli uffici amministrativi.
I ritratti storici del Museo San Giuseppe dei Nudi
Il patrimonio artistico dell’Arciconfraternita è una vera e propria galleria sociale che offre uno spaccato unico della Napoli tra il XVIII e l’inizio del XX secolo.
La collezione di ritratti conta attualmente 52 opere, che raffigurano i personaggi più in vista: nobili, uomini di legge, intellettuali, religiosi e figure legate alla corte borbonica.
Molti di loro si distinsero per le cospicue donazioni o per aver ricoperto cariche prestigiose all’interno dell’Ente, come quella di Soprintendente.
Osservare questi ritratti è un viaggio nei dettagli sartoriali e nelle pose cerimoniali. Gli uomini sono spesso rappresentati a mezza figura, in piedi, con il cappuccio bianco dell’Arciconfraternita poggiato sul braccio e, come sfondo, un voluminoso tendaggio settecentesco.
Col passare del tempo, la palette cromatica si alleggerisce: dai toni scuri si passa a colori più brillanti, aggiungendo particolari “leziosi” come anelli preziosi, panciotti ricamati e biglietti di presentazione.
Le nobildonne, in pose studiate e frontali, ostentano lo sfarzo di corte con abiti in velluto scuro, merletti trasparenti e acconciature alla moda, mentre le mani, simbolo di grazia, esprimono le loro virtù religiose reggendo breviari.
Questa collezione, che include i ritratti dei fondatori (Francesco Cerio e Domenico Orsini), di Papi, cardinali e sovrani borbonici, documenta lo status morale e sociale della società napoletana del tempo e la vicinanza della Santa Sede alle attività caritatevoli dell’Ente.
L’organo e il tesoro nascosto dell’Archivio Musicale
Il Complesso Monumentale di San Giuseppe dei Nudi non è solo un luogo di carità e pittura, ma un centro di grande spessore culturale, in particolare per la musica.
La Fondazione custodisce infatti un notevole fondo musicale all’interno del suo Archivio Storico, una vera e propria “memoria storica” dell’ente.
Questo fondo è composto da manoscritti, in gran parte inediti, realizzati da autorevoli rappresentanti della gloriosa Scuola Musicale Napoletana.
A dare voce a queste antiche partiture, da circa tre secoli, c’è lo splendido organo settecentesco a muro, situato nella cantoria.
Realizzato tra il 1756 e il 1766, presenta una cassa in tipico stile barocco con decorazioni lignee dorate, putti, e lo stemma dell’Arciconfraternita, anche se il motto «Nudus eram et cooperuistis me» non è più leggibile.
Il giardino del Museo San Giuseppe dei Nudi
Dopo aver assorbito la storia e l’arte delle sale interne, è tempo di cercare un momento di pace.
Il Complesso Monumentale cela un’autentica sorpresa nel cuore del quartiere popolare: il suo giardino settecentesco, recuperato nel 2021.
Questo lembo di verde è un luogo storico e simbolico incastonato tra il grande Palazzo Caracciolo di Melissano (famoso per le riprese di Filomena Marturano) e il Museo Archeologico Nazionale.
Accedendo dalla sagrestia, ci si ritrova in un Hortus Conclusus, un vuoto urbano di circa quattrocento metri quadri, il cui rifacimento ha seguito l’antico progetto di Domenico Rispoli Moncada, ritrovato nell’Archivio.
Il progetto di recupero, curato dall’architetto Davide Vargas, ha ristabilito l’antico tracciato a croce, creando una piazzetta pavimentata in tufo e restituendo una vecchia vasca alle ninfee.
Il ripristino di un antico varco ha persino ricollegato il sagrato della Chiesa al giardino, invitando a riflettere sulla stratificazione storica e sulla contaminazione multiforme di questo scenario urbano.
La volontà è stata quella di non tradire la vocazione alla bellezza del luogo: qui, dove un tempo sorgeva un frutteto antico, sono stati innestati alberi da frutto, ortensie e camelie.
Non mancano tocchi di arte contemporanea che si fondono perfettamente con l’ambiente. Potrai ammirare la scultura di Riccardo Dalisi, che si offre all’interpretazione dell’osservatore (un po’ guerriero, cavallo e farfalla), e la suggestiva sediolina di Carlo Cuomo, posizionata vicino al pozzo e a un albero di limoni, un invito irresistibile al riposo e alla contemplazione.
Informazioni utili per un soggiorno perfetto
Per vivere appieno l’esperienza del Museo San Giuseppe dei Nudi, pianificare la visita è fondamentale.
Questo gioiello storico e artistico si trova in Via Giuseppe Mancinelli 14. Attualmente, il Museo è aperto al pubblico dal giovedì alla domenica, con orario 10:30 – 14:00.
Se sei a Napoli la prima domenica di ogni mese, puoi approfittare di un grande vantaggio: l’ingresso è gratuito.
Per tutte le informazioni specifiche, in particolare su visite guidate o la possibilità di vedere la reliquia del Bastone di San Giuseppe (disponibile per gruppi da 10 a 50 persone), il contatto principale è l’associazione “Lo Scrigno di Napoli” tramite l’e-mail loscrignodinapoli@gmail.com.
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Sara Daniele, copywriter, blogger, travel marketer. Laureata in Lingue e Letterature Straniere. Napoletana di origine e di indole, ho vissuto per due mesi a Londra e una parte del mio cuore è rimasta lì. Mi sento cittadina del mondo, ma l’odore del caffè mi riporta sempre a casa. Ho trovato la mia dimensione nel blogging e nei social media, perché uniscono le tre cose che più mi piacciono: le parole, le connessioni umane e la comunicazione.
